mercoledì 10 settembre 2008

NUDO2


Nudo di schiena, 2008, olio su cartone, 32 x 24 cm

«Il nudo fu per l’artista ciò che l’amore fu per cantori e poeti.»

Paul Valéry

(cit. in: Gilles Néret, Balthus, Taschen, 2004, pp.23-24)

mercoledì 3 settembre 2008

NUDO


Annette, 2005, olio su tela, 60x40 cm

«Molti pittori del XX secolo, da Cézanne a Giacometti, hanno deplorato la loro incapacità a dipingere una mela, una semplice mela. Più numerosi ancora sono quelli che hanno manifestato, senza ammetterlo, la loro incapacità di dipingere un nudo. Perché questa improvvisa impotenza dopo secoli di realizzazioni? Perché quello che era il banco di prova dell’arte di dipingere, il nudo, in altre parole la pittura “accademica”, che Tiziano, Giorgione, Poussin o Goya illustrarono, è diventata un’impresa impossibile?
Senza dubbio ci sono molti nudi nella pittura del secolo scorso, da Pablo Picasso a Lucien Freud. Ma perché ci sembrano così disparati e, si potrebbe dire, così disperati, quando il nome che li designa, “un’accademia”, presuppone al contrario la sicurezza del metodo e l’esultanza per il risultato? Perché, a proposito di “esultanza”, questa incapacità, perfino nell’artista, a far propria, nella mimica a cui s’abbandona, quell’assunzione trionfante dell’immagine nello specchio, in cui l’essere ancora indeciso si riconosce come “io”?
Se il nudo non è l’oggetto “totale”, almeno ne è il prototipo, quale il nostro immaginario ce lo fa vedere. Perché tale felicità e tale conoscenza ci sono rifiutate? Poter dipingere oggi un nudo, di nuovo, sarebbe come ritrovare la felicità che ci offriva la promessa di cogliere la totalità di un corpo.»

(Jean Clair, De Immundo, 2004 Éditions Galilée, 2005 Abscondita srl, p.75)

Tuttavia a mio modestissimo parere i nudi di Lucien Freud sono meravigliosi.